Il quarto Rapporto sulla classe dirigente, promosso dall’Università LUISS Guido Carli e da Fondirigenti attraverso l’Associazione Management Club, ha affrontato quest’anno il tema delle élite europee di fronte alla crisi.
L’impatto di quest’ultima sulla vita dei diversi Paesi è stato e sarà rilevante e per questo si è voluto allargare il campo di osservazione guardando innanzitutto a realtà a noi prossime e a cui spesso si fa riferimento.
Lo sgonfiamento a catena delle tante “bolle” dovrebbe o avrebbe dovuto aver innescato un processo brusco di rimessa dei piedi per terra da parte delle classi dirigenti e delle stesse popolazioni.
Ma è realmente successo questo? Qual è stata la reazione sul piano dell’opinione, degli atteggiamenti, dei comportamenti e degli orientamenti delle élite? E quali sono state le conseguenze sul piano dell’immagine e della reputazione di queste presso le diverse popolazioni?
Per analizzare il tema del 2010 si sono perciò effettuati tre case-studies, rispettivamente sulla Francia, sulla Germania e sul Regno Unito, quattro approfondimenti sui comportamenti di altrettante élite, un’analisi sui cambiamenti più o meno significativi in tema di formazione, selezione, reclutamento e sistemi di ricompensa del management delle imprese italiane; ed infine è stata avanzata una riflessione sugli aspetti reputazionali delle élite europee e su quelli etici che riguardano le classi dirigenti, siano esse italiane o non italiane.
La constatazione di fondo è che in un certo qual modo la crisi ci ha reso più uguali e spesso ha persino concorso a rimescolare le carte, ridimensionando i protagonisti indiscussi della fase precedente e rivalutando – per certi aspetti – protagonisti più discussi (come era in particolare il nostro Paese). Ma soprattutto ha reso evidente come tutte le élite registrino oggi un effetto sorpresa/disorientamento di fronte a mutamenti non previsti e spesso vissuti nella speranza implicita o esplicita di un rientro nella “normalità” precedente.
A fronte di queste tendenze si registrano tuttavia alcuni elementi che fanno ben sperare nel futuro: dall’analisi di una serie di buone pratiche nella creazione e gestione d’impresa, emergono tratti di una classe dirigente giovane, preparata, attenta al merito e all’etica, che propone nuove modalità di azione orientate all’execution, all’innovazione e alla valorizzazione del capitale umano.
Anche sulla base di questi risultati, il Rapporto si conclude con una riflessione in merito ai paradigmi-chiave su cui l’esercizio di pensare, di promuovere, ma anche di raccontare con parole appropriate quello che siamo e soprattutto quello che saremo, finirà per selezionare (con maggiore o minore discontinuità) le classi dirigenti del nostro prossimo futuro.
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