Il 5° Rapporto sulla Classe Dirigente, promosso dall’Università LUISS-Guido Carli e da Fondirigenti attraverso l’Associazione Management Club, analizza il ruolo delle classi dirigenti locali nell’affrontare le sfide della competizione globale.
Un Mondo Nuovo si va rivelando dopo la grande crisi del 2009, un mondo che le élite devono tenere in considerazione nel valorizzare le risorse locali, da un lato e le opportunità globali, dall’altro, in modo da riscrivere un nuovo ciclo di sviluppo.
La prima parte del Rapporto, dedicata all’esame dei comportamenti di sei élite locali (Torino, Varese, Treviso, Reggio Emilia, Ancona e Lecce), ha verificato se e come esse abbiano incorporato le nuove esigenze che si sono formate sia sul piano dell’interpretazione sia sul piano dell’impegno nel trovare una strada di uscita che ci conduca verso un dopo-crisi meno incerto e più solido. I risultati evidenziano una convergenza negativa e una positiva. La prima riguarda le debolezze di fondo delle classi dirigenti locali: una risposta incerta e “allentata” alla crisi, senza una definita strategia condivisa; un eccessivo autoriferimento locale delle élite; una sostanziale marginalità del tema classe dirigente nel dibattito pubblico locale. La convergenza positiva riguarda una elevata consapevolezza degli intervistati di dover “uscire in alto” rispetto alla crisi: sfuggendo alla pura e semplice replica del modello precedente, accettando di svolgere una funzione di intermediazione evoluta tra le opportunità di sviluppo presenti a livello globale e il patrimonio esistente a livello locale e iscrivendo il tema Classe Dirigente nell’Agenda Pubblica locale.
La seconda parte del volume approfondisce la dimensione europea delle sfide per la classe dirigente, concentrando l’analisi su tre ambiti d’azione prioritari: sistemi politici, finanza e capitale immateriale. Sul fronte politico le élite oscillano tra pericolose deriva populiste e tentativi di trovare ricette per coniugare globalizzazione e sistemi di welfare. Alla finanza privata è richiesto un ripensamento delle logiche di governance e una finalizzazione al reale supporto della crescita e dell’occupazione. Quest’ultima resta la vera priorità da conseguire anche mediante una finanza pubblica più attenta e rigorosa sul fronte della spesa e in grado di concentrare gli investimenti sulle infrastrutture materiali e immateriali che risultano ancora sottodimensionati.
La terza parte dello studio raccoglie alcune idee ed eccellenze che vengono dalle parti vitali del Paese, nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Si tratta di esperienze di innovazione che vedono attori i giovani e le donne, ma anche i territori e le classi dirigenti più attive. Queste ultime hanno infatti colto appieno l’esigenza di svolgere il ruolo di catalizzatore del cambiamento, offrendo occasioni e spazi per liberare energie e creatività, favorire l’incontro tra ricerca e impresa, contemperando interessi particolari e generali per il raggiungimento del bene comune.
Il Rapporto si conclude con alcune riflessioni sull’importanza della leadership: una priorità dell’Agenda Pubblica, che dovrà individuare i meccanismi per formare e fare emergere una buona classe dirigente.
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