Creare un appuntamento per accompagnare la crescita competitiva dell’artigianato trentino e farne percepire la portata agli operatori e all’opinione pubblica. Questo è lo scopo del Rapporto, promosso dall’Assessorato all’Artigianato e Cooperazione, che vede oggi la sua prima edizione, ma si propone di offrire annualmente un’occasione di analisi e di confronto.
L’artigianato è un settore esteso, costituito da 14.000 aziende, 20.000 fra titolari e soci e 35.000 addetti. Esso si presenta capillarmente distribuito sul territorio, sino a toccare il rapporto di 1 addetto ogni 14 abitanti o anche 1 ogni 10 in alcuni specifici Comprensori come la Val di Fiemme e la Val di Fassa.
Ma è anche un settore qualitativamente reattivo che sa affrontare positivamente la congiuntura economica problematica, che sa esplorare comparti nuovi rispetto a quelli tradizionali, che sa intraprendere la strada dell’innovazione, che sa fare costante coesione sociale.
Tuttavia la trappola dei luoghi comuni tende a distorcere la sua portata reale e a non favorire quel positivo intreccio con le giovani generazioni che serve per alimentare con forze nuove un ambito ricco di saperi evoluti e non solo dimanualità semplici.
Per tutto questo serve un presidio continuo che sappia valorizzare il “capitale artigiano”, ma anche accompagnarne la crescita competitiva di cui c’è oggi particolarmente bisogno.
Reinvestire tale capitale richiede uno sforzo di intenti e di risorse che sappiano uscire dalla contrapposizione banale tra la (presunta e generalizzata) inadeguatezza della piccola e piccolissima impresa e la (altrettanto presunta e generalizzata) virtuosità delle grandi e delle medie dimensioni d’azienda.
Si può e si deve essere più competitivi lungo tutta la scala dimensionale, utilizzando appropriatamente tutte le formule di crescita possibili, ivi compresa quella basata sulla convergenza e sull’alleanza tra i piccoli, per diventare più forti.
Il percorso di sviluppo che ci attende è lungo ed impegnativo e non deve far dimenticare che l’intero Paese e non solo il Trentino deve saper utilizzare al meglio la risorsa dei tanti imprenditori “molecolari” cui in fondo fanno capo pur sempre il 96% delle imprese italiane.
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